mercoledì 12 agosto 2009


Teoria corpuscolare e ondulatoria della luce


Per la civiltà umana fondata sull’essere la teorizzazione del nulla ha da sempre avuto poca fortuna. Nasce da qui l’esigenza tutta aristotelica di pensare ad una presenza anche quando verrebbe più comodo dire che si tratta di assenza. L’etere assolve a questa funzione: definisce quello che non c’è ma che attraverso esso, probabilmente si manifesta. Un fatto ottico elementare è quello che indica la propagazione della luce in linea retta. Questa è una affermazione che in qualche modo ci obbliga a ripercorrere il dibattito sulla natura della luce che ha dalla metà del Seicento fino all’avvento di Einstein è stato un dibattito serrata, non privo di contraddizioni e colpi di scena. Etere o non etere, la teoria di Newton accettata fino ai primi dell’Ottocento, si fondava sul presupposto che la luce fosse composta da tanti piccoli corpuscoli sparati da una fonte luminosa. Seconda la teoria dello scienziato inglese, i corpuscoli nel colpire la materia, rivelavano la natura della luce. Considerato che Isac Newton nel 1676 attraverso il suo esperimento del prisma era riuscito a dimostrare la scomposizione della luce bianca del Sole, la sua tesi sulla natura corpuscolare, poteva avere la stessa fortuna.

Nessun commento:

Posta un commento