mercoledì 12 agosto 2009


Caos e cosmo


Il movimento caotico della matita su un foglio è energia allo stato puro. La centralità nella quale si esplica il movimento è il punto di maggior forza che accoglie le tensioni e le intersezioni della volontà circolatoria, la quale, progressivamente diventa periferica. La mobilità è condizione primaria del mutamento. In seguito allo spostamento verso l’esterno la linea tende a cedere spazio, ne deriva una apertura alla circolarità, dove la densità energetica si attenua per lasciare posto alla dimensione del lineare medio. Dalla pura energia luce del caos si passa progressivamente all’ordine del moto controllato. Nel bambino la coscienza della geometria è assente, quindi le forme circolari non rappresentano un aspetto geometrico ma un luogo contenitore generato dal movimento. Dallo scarabocchio alla circolarità non si ha una perdita effettiva di energia; quello di cui si può parlare è semmai una sorta di travaso. L’energia vitale distribuita sul foglio allo stato puro tende a trasferirsi nella dimensione razionale della forma successivamente riempita di contenuti. Per il bambino la circolarità non è mai una forma fine a se stessa ma la definizione di uno spazio da colmare. Il rapporto tra centro e periferia a questo punto diventa rapporto tra contenuto e la delimitazione di esso. Il passaggio dal lineare medio del contenitore (effetto di superficie) a quello del disegno colorato (lineare passivo) implica il rapporto tra misura del contenitore e peso del contenuto. E’ stato detto che il lineare medio è in primo luogo misura, mentre il lineare passivo, in quanto colore è in primo luogo peso ed in secondo luogo qualità cromatica. L’ordine acquisito implica la razionalizzazione dell’evento, che si tratti di fiore, albero o foglia. Delimitato uno spazio che è da subito costruzione di un’area personale all’interno dello spazio dato, la comparsa delle verticali e delle orizzontali è già sintesi astratta. Il successivo inserimento della linea obliqua, completa nella sua essenzialità il sistema di rappresentazione. Sarà a questo punto sufficiente affacciarsi dalla finestra per rendersi conto della sovrabbondanza di verticali orizzontali e linee oblique che tracciano la mappa della città. Il bambino quando disegna sul foglio la casa, ne traccia i contorni e ne coglie l’essenza disegnando non quello che vede, ma quello che conosce. Potrà sembrare strano ma noi vediamo unicamente ciò che conosciamo.


Effetti ottici


Per il nostro occhio 12 fotogrammi visti in un secondo sono già un film. Questa banale considerazione ci serve per farci entrare dentro l’interessante capitolo delle illusioni ottiche. Sappiamo che un pellicola cinematografica altro non è che una lunga sequenza di immagini fotografiche. La prima illusione ottica che ci vede protagonisti passivi è proprio la visione di un film. Una volta compreso il funzionamento del rapporto occhio - cervello, un qualsiasi gioco di prestigio può riuscire benissimo. Il bravo illusionista ha fondamentalmente come arma la velocità di esecuzione e la capacità di far prendere punto fisso all’occhio in una zona non interessata dall’azione. Quello che a noi sembra impossibile in realtà succede proprio sotto i nostri occhi che, in questo caso, mostrano il limite che consente all’azione di svilupparsi senza che venga registrata e quindi decodificata. Le azioni che il cervello elabora si svolgono a velocità ordinaria. Il sistema cerebrale, per quanto veloce, ha bisogno di tempo per convertire in immagine gli stimoli provenienti dalla retina. Diciamo che è abituato alle necessità che la nostra esistenza quotidiana impone. Se è sufficiente rallentare l’azione dell’illusionista per comprendere il trucco, vuol dire che in questi casi è l’elemento velocità a dettare le regole illusionistiche.

Nessun commento:

Posta un commento