mercoledì 12 agosto 2009


Molti conoscono di sicuro l’effetto ottico della giovane e della vecchia presentato nella pagina. Il processo illusorio è il medesimo. Al cervello vengono inviati stimoli soggetti a due diverse interpretazioni, il sistema cerebrale è in grado di produrle entrambe e di fornirle in modo alternato. Se l’occhio prende in considerazione la totalità del pattern visuale, l’immagine che compare è quella della vecchia, se invece la visione è più dettagliata, quella raffigurata nel disegno sarà una giovane vista di profilo. In realtà è possibile ingannare completamente il cervello se ad esempio gli stimoli luminosi di un quadro corrispondono a quelli della realtà oggettiva. Ci sono opere pittoriche non distinguibili dalla fotografia che hanno la caratteristica di disperdere la stessa quantità di luce della foto. La decodificazione cerebrale giunge alla conclusione più semplice ed immediata. Visto che la fotografia trova maggiore spazio nella quotidianità, ci sarà più semplice credere che non si tratti di un quadro. È piuttosto frequente per il cervello giungere a conclusioni sommarie ed affrettate, d’altra parte i tempi di risposta non possono essere che brevi.L’individuazione dell’oggetto è data dagli stimoli che l’occhio invia al cervello e dall’archivio conoscitivo del sistema cerebrale. Un cerchio visto in prospettiva viene letto come una forma ovale, a meno che non si aggiungano all’immagine data altri elementi che possano far risalire ad un oggetto conosciuto di forma circolare. A questo punto, gli stimoli vanno a comporre non l’immagine che il cervello vede, ma quella che conosce.La stessa prospettiva è una realtà illusoria data da una profondità costruita ad arte per ingannare l’occhio. Per esperienza visiva sappiamo che gli oggetti lontani ci appaiono piccoli. Più la distanza aumenta più le dimensioni si riducono. Siamo quindi in presenza di una proporzione matematica che può portare ad un calcolo esatto della distanza illusoria. Tanto più la tela sulla quale è disegnata la prospettiva ha una spessa cornice, tanto più l’effetto di profondità ci apparirà solido. Non è un caso quindi che le opere di natura prospettica si servano di cornici per aumentare la sensazione di profondità che l’artista vuole ottenere. La cornice del quadro altro non è che la finestra attraverso la quale guardare il mondo. Le ragioni di una maggiore efficacia illusoria del paesaggio composto dentro una cornice, sono date sia dalla prospettiva in sé, sia dall’immagine finestra che il cervello riconosce come luogo dal quale vedere la realtà circostante. Se al cervello diciamo che stiamo guardando da una finestra e se questa, può contenere una realtà illusoria, il gioco è pressoché fatto, avremo la sensazione di una realtà oggettiva anche se costruita sulla superficie piatta della bidimensionalità di un quadro. La prospettiva. Ad un certo punto della storia, e più precisamente nel Rinascimento, si è avuta l’esigenza di far entrare dentro un quadro quanti più elementi era possibile farci entrare. E’ chiaro che non si è trattato solo di un espediente pratico ma anche di una esigenza simbolica, considerato che il Rinascimento, servendosi della filosofia e della matematica, aveva già nel suo programma il superamento della bidimensionalità medioevale. L’arte non ha evoluzione ed appunto per questo ha potuto produrre in ogni epoca operazioni di ricerca e renderle funzionale ai propri bisogni, aderendo di fatto al proprio tempo. Se il Rinascimento, attraverso la prospettiva ha imposto il proprio linguaggio, è perché il passaggio dal simbolo alla figurazione ha trovato in questo strumento un micidiale alleato. L’arte del mosaico che nel Medioevo attraverso la vitalità delle tessere colorate aveva congelato nel misticismo l’immagine religiosa, viene soppiantata da un’altra concezione contemplativa regolata dal principio che tanto più l’immagine è bella tanto più si avvicina a Dio.Sappiamo che la prospettiva privilegia il punto di vista dal quale osservare lo svolgersi dell’evento visivo. L’uomo può costituirsi punto di vista in quanto persona fisica, Dio no. Si spiega anche in questo modo la fortuna della prospettiva nel Rinascimento. Come avrebbe potuto il Medioevo fondato su un programma teocentrico dar vita ad una visione prospettica dell’esistenza? La finestra aperta è in funzione dell’uomo che guarda e che costituendosi punto di vista diventa padrone dello spazio che si apre ai suoi occhi. Qualsiasi universalità per essere tale, deve passare attraverso la razionale accettazione linguistica del genere alla quale si riferisce. Il fondamento matematico dal quale la prospettiva prende origine è oggettivo e quindi regola. La caduta dell’aspetto simbolico dell’arte a favore dell’allegoria, ha prodotto durante il Rinascimento un abuso superficiale dei contenuti. Il simbolo è una funzione molto profonda della mente, l’allegoria un sistema di rappresentazione non circoscritto alla cerchia ma esteso a tutti, quindi di livello comunicativo. Qualunque intenzione che si serva del flusso comunicativo per arrivare a destinazione, deve fare i conti con la perdita di efficacia della concezione originaria. Il simbolo che ha da sempre rappresentato l’essenza del pensiero, confluendo nell’allegoria vede compromessa la sua efficacia. Se il simbolo parla al genere, la raffigurazione parla all’individuo. La differenza linguistica è notevole. L’allegoria della rappresentazione ha come vantaggio quello di essere compresa da tutti, ma dovendosi tenere sul leggero, ha forse lo svantaggio di non parlare il linguaggio del profondo a nessuno.


Equilibrio


Equilibrio è quando due forze di segno opposto si bilanciano nel cedere energia l’una all’altra. Tra peso gravitazionale del nero e forza di lievitazione del bianco il punto di equilibrio è dato dal grigio. Per l’uomo, la condizione di equilibrio non è solo fisica ma anche mentale. La nostra esistenza prevede concetti polari che hanno un loro opposto, in questa polarità è sempre compreso il punto di equilibrio. L’equilibrio è nel paradigma del nostro corpo dove il funzionamento di un sistema dipende dal rapporto tra le parti. La simmetria, è solo un aspetto delle forze che agiscono sull’immagine quadro, le più interessanti di fatto si sottraggono ad una prima e semplice lettura. Cos’è il concetto di “classico” se non equilibrio tra vitalità e bellezza? Tutti i sistemi che prevedono polarità hanno nell’equilibrio un fragile e precario contatto. Così come nel “classico” la vitalità può cedere energia alla bellezza e viceversa, è difficile che la barca solcando il fiume possa tenersi perfettamente equidistante dalle sponde. E’ la precarietà la caratteristica delle forme di equilibrio al massimo grado. Più ci si allontana dalle condizioni di stabilità, più le forze che agiscono sull’equilibrio si fanno vitali. Possiamo indagare lo spazio attraverso le linee di forza che agiscono sulla struttura ed accorgerci che i campi visivi sono governati da una loro propria energia. Le linee di forza del quadrato, ad esempio, agiscono sulle diagonali. Il punto di maggiore equilibrio è dato dal punto di intersezione, che di fatto è il luogo di maggiore attrazione e repulsione del quadrato. Quando collochiamo un oggetto al centro del tavolo, agiamo sulle linee di forza del piano.

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