mercoledì 12 agosto 2009


Forma:Le tre dimensioni Linerari


Fin dai tempi delle scuole elementari ci è stato detto che la retta, come definizione, corrisponde ad una serie di punti giacenti su un piano. Per la genesi della forma, a torto o a ragione, le cose stanno in un altro modo. L’immagine passiva di ipotetici punti caduti su un piano è sostituita da quella più dinamica di un unico punto che si mette in movimento. La linea è data da un punto (agente zero) in tensione con un altro punto che indica la fine del percorso. E’ come se noi, fermi al centro della stanza, volessimo raggiungere la finestra. Noi siamo l’agente zero, il luogo da raggiungere è il punto di arrivo. La tensione che si stabilisce è quella tra noi e la finestra. Il movimento che compiamo per raggiungere il luogo di destinazione è in primo luogo una volontà, in secondo luogo energia. Lo spostamento nei confronti della finestra è legato al fattore tempo e all’andamento. Come agenti zero possiamo muoverci con velocità e motivazioni diverse. Ragioni di estrema necessità ci indurranno a raggiungere il luogo predestinato con andamento rettilineo e diretto, altre motivazioni, non in relazione a necessità impellenti, faranno in modo che l’andamento risulti di minore intensità. L’attività della linea stabilisce che il percorso tra due punti è tanto più attivo quanto è più carico di energia. La linea attiva è la corda tesa, è il segno tracciato dritto su un foglio, siamo noi che raggiungiamo velocemente la finestra. Accertato che la linea con maggiore attività è quella tesa, bisogna aggiungere che il termine lineare attivo comprende qualunque rapporto tensorio che si stabilisce tra due punti. La differenza è costituita dalla maggiore o minore attività della linea. La caratteristica del lineare attivo è la misura.

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